Esiste il body shaming maschile su Tinder e le dating app? Perché ad esempio gli uomini “bassi” vengono discriminati su Tinder al punto che molti si sentono di dover dichiarare la loro altezza nella bio?

Qual è il confine tra l’esplicitare i propri gusti personali sulle dating app e discriminare le persone per delle loro caratteristiche fisiche?

Me lo sono chiesta a seguito del dibattito nato sotto a questo mio post dove ho pubblicato lo screenshot di una bio di un uomo su Tinder, con commenti sessisti verso le donne:

Se non vuoi leggere, puoi vedere il video di questo articolo sul mio canale IGTV:

Così mi sono documentata un po’ e ho raccolto alcune riflessioni, concentrandomi nello specifico sul fatto che alcune donne spesso discriminano gli uomini “bassi” su Tinder (ossia lo short shaming).

Alcune premesse sulle preferenze su Tinder

Vorrei partire da delle premesse che spero siano condivise.
Tutti abbiamo gusti personali, non possiamo piacere a tutti e non ci possono piacere tutte le persone. Su questo credo che siamo tutti d’accordo, no?
Inoltre, avere gusti personali è per definizione discriminatorio, nel senso che se scelgo una persona per delle caratteristiche, ne sto per forza di cose escludendo altre.
Ma quindi se nella mia bio di Tinder scrivo “no uomini bassi“, sto discriminando?
Sì, e lo vediamo tra poco.

Cosa è lo “short shaming

Lo short shaming, come afferma l’Urban Dictionary, consiste nel discriminare le persone in base alla loro statura e nello specifico se sono ritenute “basse” per lo standard comune.

Lo short shaming rientra nel cappello più ampio del body shaming ossia la derisione di una persona in base a una sua caratteristica fisica. In questo cappello rientra anche il fat shaming, ossia la derisione delle persone grasse.

E parlando di body shaming maschile, un altro fenomeno che rientra nel body shaming è il dick shaming: ossia deridere un uomo per le dimensioni (reputate piccole) del suo pene.

In generale, il body shaming online è un fenomeno dilagante sui social poiché come sappiamo i leoni da tastiera si nascondono comodamente dietro gli schermi.

Perché le donne spesso preferiscono gli uomini alti?

Sulle dating app c’è una parte di donne che discrimina gli uomini appunto per la loro altezza, dichiarando il proprio parametro di valutazione in bio oppure chiedendo agli uomini in chat quanto sono alti prima di uscirci.

Mi sono imbattuta in un articolo in cui si faceva notare come sembri però esserci un doppio standard tra fat shaming e short shaming: anche grazie al fatto che di fat shaming si parla sempre di più, questo fenomeno passa sempre meno inosservato e impunito; non è la stessa cosa per lo short shaming, infatti non si parla molto del fatto che gli uomini spesso vengono discriminati dalle donne per via della loro statura.

In altre parole: come donne – giustamente – noi non siamo più disposte a lasciar passare un commento derisorio sulla nostra corporatura fisica, però alcune di noi continuano a discriminare gli uomini su una loro caratteristica fisica come la statura, come se non fosse così grave.

I gusti personali come costrutti culturali

Secondo Benjamin G. Voyer, professore di scienze comportamentali alla London School of Economics, interpellato su Mashable, le donne preferiscono gli uomini alti perchè l’altezza è associata all’essere in salute.

Io sono scettica sul determinismo biologico, anche perchè seguirlo significa ammettere altre idee irrealistiche come il fatto che tutte le donne, solo per il fatto di avere un utero, dovrebbero avere l’istinto materno.

È importante invece puntualizzare che le nostre preferenze personali sono frutto di condizionamenti: sociali, culturali, familiari e anche derivanti dai media come ad esempio l’immaginario che ci propinano il cinema, la pubblicità e le serie TV, nello specifico un immaginario relativo ai corpi e a degli standard di bellezza.

Quali sono questi standard?

Dato che viviamo in una società patriarcale, si tratta di standard patriarcali. Nell’ottica eteronormativa quindi per la coppia uomo-donna viene prescritto che la donna debba essere più bassa dell’uomo. Questo perchè l’uomo secondo lo stereotipo deve esprimere la sua “virilità” con ogni espressione di sè, dunque anche con la sua statura. Viceversa, alla donna socialmente si conviene di occupare meno spazio possibile, di essere minuta e aggraziata.

Questo determina che se un uomo è “basso” (cioè sotto lo standard che altro non è che un canone) è reputato “meno virile“; e se una donna è più alta della media e non è magra – elemento importante, questo – diciamo che se è una Brienne di Game of Thrones, viene vista come “meno femminile“.

Questo incide anche sulle preferenze di uomini e donne: le donne spesso preferiranno uomini alti e viceversa gli uomini prediligeranno donne minute. Ma quanto di tutto ciò è neutro o invece è figlio di un costrutto culturale?

Come le dating app discriminano le persone

Del resto, le stesse dating app, per come sono disegnate, incoraggiano spesso la discriminazione. Ci sono anche dei dati a supporto: nel 2014 il CEO della dating app OkCupid ha pubblicato uno studio fatto sui suoi iscritti, ai quali era stato chiesto di associare un livello di attrattività a diverse categorie etniche. Ne è risultato che gli uomini e le donne di pelle nera erano quelli reputati globalmente nella survey come meno attraenti. Un caso? Ovviamente no.

Ma come le app discriminano le persone?

Con i filtri, ad esempio. La stessa OkCupid ha un filtro che permette di scremare in base all’etnia, così come in base all’altezza. Non ha invece un filtro per scremare in base al colore dei capelli o degli occhi, ad esempio. E neanche questo è un caso. I filtri delle dating app sono uno specchio socioculturale, la cartina tornasole dei nostri stereotipi.

Un paradosso recente: OkCupid ha appoggiato il movimento Black Lives Matter inserendo nell’app un badge di supporto alla causa, per permettere alle persone di “matcharsi” anche in base a valori condivisi; non ha però eliminato dall’app il filtro etnico poiché pare che la stessa comunità nera abbia dichiarato che quel filtro è utile perchè aiuta le etnie a ritrovarsi.

Ci sarebbe da interrogarsi a lungo sull’eticità dei filtri sulle dating app.

Grindr invece, nell’appoggiare il movimento BLM, per coerenza ha contestualmente eliminato il filtro.

E se altre app, come Tinder, non hanno questi filtri, ciò non significa che non ci siano delle forme di discriminazione anche lì: come ad esempio l’usanza di scrivere delle “liste” nelle bio di cosa piace o non piace del/della partner ideale, come nell’esempio sessista di cui sopra.

Del resto le dating app sono fatte da persone e le persone spesso sono fatte di pregiudizi.

Siamo di fronte a dei paradossi: da un lato ad esempio le dating app hanno contribuito ad aumentare i matrimoni misti in USA (ricerca del MIT) e in generale favoriscono la conoscenza di persone al di fuori della nostra cerchia, quindi la diversità, ma quei filtri sembrano andare nella direzione opposta, di non inclusività.

L’eticità si scontra anche con la richiesta degli utenti di avere filtri sempre più funzionali che permettano di individuare il/la partner ideale e infine anche con le esigenze di marketing di queste aziende che da questi servizi di incontri online devono pur monetizzare.

L’obiezione della “dittatura del politicamente corretto”

Tra i commenti apparsi sotto a quel post da cui tutto è scaturito, ho individuato due tipologie per me significative:

Eh ma io voglio risparmiare tempo“: legittima richiesta. A questo punto allora, direi, se proprio devi, meglio usare quei filtri che scrivere nella bio “no bassi”, “no neri”. I filtri hanno almeno il beneficio di essere nascosti e di non sbattere in faccia a delle categorie di persone delle frasi discriminatorie che potrebbero farle sentire sbagliate.

Eh ma così non si può più dire nulla, dobbiamo annullare i nostri gusti personali? Basta con questo finto perbenismo e questa dittatura del politicamente corretto!“: questa tipologia di reazione va molto in voga, soprattutto recentemente, e non solo su questo tema ma anche su altri (come ad esempio le molestie sulle donne) poiché quando a una persona si fa notare che il suo atteggiamento potrebbe essere discriminatorio e ferire una categoria di persone, spesso va sulla difensiva.

A queste persone rispondo che no, non siamo finti perbenisti: ci stanno realmente a cuore queste cause.

E che no, non dovete annullare o limitare i vostri gusti personali (anche perchè è impossibile, o no!?): si tratta – semplicemente – di avere rispetto verso gli esseri umani e di non essere discriminanti.

PS. Ho parlato di dating app, stereotipi e discriminazioni anche in questo video.