Le parole sono importanti.

Come dico spesso, il sessismo che mi fa più stare male è quello che sento provenire dalle donne.

Battona

Ero a una festa in discoteca. Nel gruppo di amici c’era una ragazza vestita in maniera un po’ appariscente per il comune sentire: minigonna, tacchi.

Durante la serata ha bevuto un po’. Diciamo anche troppo.

Io bevo al massimo un cocktail e basta: non mi risulta piacevole l’alcol, non ne sento la necessità, riesco a divertirmi e lasciarmi andare anche senza questo “abilitatore sociale” e mi ritrovo ancora a dover fare dibattiti per difendere la mia posizione. In quanto praticamente astemia  ho il vantaggio/svantaggio di percepire tutto con lucidità mentre gli altri sono sbronzi a merda. È il fardello di chi non beve: ricordare.

Insomma, sento arrivare un commento da un’altra ragazza del gruppo, in merito a quella che aveva bevuto:

“Ma guardala, sembra una battona!”

Ecco. Una donna che giudica un’altra donna solo per com’è vestita. 

Esiste la molestia sull’uomo?

Ma non finisce qui.

La ragazza ubriaca si lancia addosso a un ragazzo a caso della pista. Lei non si regge in piedi, barcolla. Pur non conoscendola, ho provato a farla mettere in disparte un attimo e farla sedere, ma non c’era verso. Non stava ferma. Lo sguardo vacuo.

L’amica con cui faceva coppia tra l’altro invece di “prendersi cura di lei”, la strattonava a destra e a manca, in quanto alticcia anche lei, ondeggiandole addosso. Insomma erano fuori controllo.

Noi intanto continuiamo a ballare. Io però non voglio perderla di vista: ero preoccupata per lei. In generale, non essendo io abituata a situazioni alcoliche (non ho neanche avuto il classico gruppone di amici “alcolizzati”), le vivo con estremo disagio e apprensione. Mi sembra sempre che da un momento all’altro possa accadere qualcosa di molto brutto. Perchè si sa che purtroppo spesso accade.

A un certo punto vedo che la ragazza si è buttata addosso a uno sconosciuto. Limonano. Si strusciano. Non c’è assolutamente nulla di male e sarebbe una tipica situazione da discoteca, se non fosse che lei non è per nulla in sè.

Anche lui però non mi sembra convintissimo. Come se non fosse realmente attratto da lei. Eppure lei continua a strattonarlo e toccarlo in maniera spinta. E lui cerca di stare al gioco.

Mi sorge un altro pensiero mentre guardo: esiste una molestia al femminile ossia dove la vittima è l’uomo? Domanda retorica. Certo che esiste. Se ne parla di meno solo perché statisticamente incide di meno. Ma non è meno grave. Il tema è tornato alla ribalta dopo le accuse ad Asia Argento su una presunta molestia da parte di lei su un allora minorenne Jimmy Bennett.

Una ragazza in discoteca strattona a sé un ragazzo e gli fa avances spinte non richieste. Questa scena può essere definita una molestia? Probabilmente sì. Anche se lei non usa la forza (ma non l’avrebbe neanche). Sarebbe lo stesso se un ragazzo facesse avances a una ragazza (tipo mano morta) senza usare violenza. È una molestia.

Aggravante alcolica

Nel frattempo la musica continua a martellare. Noi continuiamo a ballare, perdendoci in noi stessi e ignorando tutto il mondo.

Ma io torno con lo sguardo a lei, come dovessi monitorare la situazione. Adesso è accasciata su una poltrona, gambe divaricate, in mezzo sta il ragazzo in piedi. Lei armeggia confusamente coi suoi pantaloni. Inutile dire che la sua patta è ad altezza del volto di lei. La scena è molto allusiva. Nel frattempo si sono aggiunti altri due ragazzi, forse amici di lui, guardano la scena, se la ridono, vedo un passaggio di bicchieri nelle mani del ragazzo ma non riesco a capire effettivamente cosa accada.

Io sono allarmata. Gli altri ignari di tutto.

Mi chiedo se quei casi di stupro che sentiamo alla TV comincino proprio così.

Ripenso anche a quella sentenza della Corte d’Appello di Torino che ha fatto molto discutere, su uno stupro di due uomini su una donna ubriaca, ritenendo non “applicabile” una aggravante per loro dovuta allo stato di ubriachezza della vittima se lei ha bevuto di sua sponte e non è stata costretta dagli stupratori a farlo.

Cerco di scacciare dalla mente tutti questi brutti pensieri e di continuare a divertirmi e ballare. Butto giusto un’ultima occhiata. Il ragazzo e i suoi amici se ne sono andati. Lei è rimasta sulla poltrona con lo sguardo perso nel vuoto. Arriva a recuperarla la sua amica di prima che la afferra ridacchiando e la trascina fuori, probabilmente a prendere una boccata d’aria o a fumare.

Le perdo di vista.

Nel frattempo nel locale hanno cambiato le luci, l’enorme palla da discoteca gira proiettando gocce di luce sulle pareti di questa chiesa sconsacrata. L’atmosfera si fa sospesa e rarefatta. In sottofondo c’è la voce calda di Frank Sinatra con “New York, New York“.

La gente ondeggia come in estasi, si abbraccia, le dita levate al cielo ad accarezzare cose invisibili.

Cerco di mettermi l’anima in pace: posso battermi per le cause che mi stanno a cuore, ma non posso salvare le persone da loro stesse e dagli altri.

Non da sola.

Non stasera.


I want to wake up, in a city that never sleeps…

New York, New York