SPOILER ALERT: questa recensione contiene spoiler sulla storia. Se non hai ancora visto la serie TV Normal People, torna dopo se ti va 😉

Normal People è una serie TV prodotta da HULU, tratta dall’omonimo romanzo di Sally Rooney che segue la relazione tra due ragazzi della provincia irlandese da adolescenti fino all’università, Marianne (Daisy Edgar-Jones) e Connell (Paul Mescal). Non ho letto il romanzo e quindi non posso dir nulla sull’adattamento ma ho un po’ di riflessioni da condividere sulla serie TV.

Approfittando del fatto che ho attivato la prova gratuita di 7 giorni della piattaforma Starzplay, attivandola dal mio account Prime Video, ho messo in watchlist alcune serie tra cui High Fidelity (che mi è piaciuta moltissimo e mi ha dato tante emozioni) e appunto Normal People. Di quest’ultima ho fatto un binge watching selvaggio facendola fuori in una nottata tra le 23 e le 4 del mattino. Diciamo allora subito una cosa: Normal People può crearti dipendenza e può farti anche molto male, esattamente come un amore tormentato. Sconsiglio pertanto la visione se ti sei mollat* da poco o se pensi ancora alla/al tuo/a ex. Io non so effettivamente quando mi riprenderò dalla visione.

Ma non vorrei esser fraintesa: Normal People non è – solo – sofferenza, ma come ha scritto Eugenia Fattori su Marieclaire è una serie che ci dà «la prova di come sia possibile dire cose già dette sull’amore, sull’adolescenza e sulla crescita, sulla mascolinità e sulla femminilità, sul sesso, facendole sembrare però completamente nuove».

1. Chi si somiglia si piglia

Ovvero come non riuscire ad essere “normal people” in una società patriarcale, ma desiderare di esserlo perchè sarebbe tutto più facile (e finire per esserlo in certi momenti della vita).

I due protagonisti, Connell e Marianne, sono due anime affini. Entrambi sono persone atipiche che faticano molto a trovare il loro incastro nel mondo per una serie di fattori.

Marianne è la tipica ragazza stramba agli occhi degli altri, presa in giro costantemente sia sul suo aspetto fisico («Sei un cesso senza tette», le dicono i compagni di liceo) che per il suo modo di comportarsi (non le manda mai a dire, neanche ai professori). Ha inoltre una famiglia abusante che le fa mancare qualsiasi comprensione e supporto. La salva il fatto di avere una intelligenza fuori dal comune e che ama studiare. Nessuno la vuole come amica, men che meno le sue compagne di liceo che fanno gruppetto tra loro, ingabbiate nei loro cliché di reginette del ballo tutte carine e popolari tra i ragazzi. Inoltre, Marianne è ricca, vive in una villa e anche questo aspetto diventa motivo di pettegolezzo e scherno tra i suoi compagni.

Connell potrebbe essere anche lui il disadattato della scuola, perchè nasconde una sensibilità fuori dal comune, è un secchione come Marianne e non si ritrova negli standard di mascolinità tossica nei quali invece sguazzano i suoi amici maschi. Lo “salva” anzitutto il fatto di nascondere questa sua sensibilità – soggiacendo di fatto anche lui alla mascolinità tossica che insegna ai maschi di sopprimere le emozioni – di essere un tipo apparentemente timido (come gli dice anche Marianne), o meglio riservato (infatti non si espone quasi mai) e infine il fatto di essere anche carino e prestante. Tutti questi fattori fanno sì che Connell sia popolare tra i propri compagni e si sia quindi guadagnato la stima del branco: viene visto da loro come uno figo, uno “giusto”, e ovviamente le compagne di Liceo gli sbavano dietro. Nessuno immagina che quella di Connell sia tutta una maschera per evitare di essere escluso dal branco (e perdere i suoi privilegi). Questa maschera però fa soffrire moltissimo il ragazzo, che non riesce a essere se stesso (se non con Marianne). Infine, Connell è di origini umili e ogni tanto gli amici non mancano di fargli battutine classiste, salvo poi mordersi la lingua in virtù della stima che nutrono per lui (derivata appunto dalla sua popolarità).

Normal People

Un fattore importante è poi il contesto in cui i due ragazzi crescono: Sligo, una cittadina di provincia in Irlanda. Già la società è patriarcale, se poi nasci e cresci in provincia gli stereotipi ti sbattono in faccia ogni giorno con una amplificazione maggiore. Dunque questi ragazzi si ritrovano a fronteggiare il soffocamento di un ambiente che ti vuole in un certo ruolo e con la sensazione di non avere spazio per realizzare i tuoi sogni. Problema che penseranno di poter risolvere lasciando la provincia e andando a Dublino per il college, ma come vediamo nella serie questo non basta: Connell e Marianne sono degli outsider e questo li farà sentire sempre diversi, sempre fuori posto, sempre disconnessi rispetto al mondo esterno. C’è un passaggio in cui Connell lo racconta chiaramente alla sua psicologa: a Dublino pensava di trovare nuovi amici, eppure anche lì lui si sente non capito e pesce fuor d’acqua. La grande città può da un lato avere una mentalità più anticonformistica, ma sappiamo che anche ad essere anticonformisti si finisce per cadere in stereotipi: per essere popolare al college devi essere ambizioso e arrivista, essere una persona che si espone sempre e sgomita nei dibattiti coi colleghi per emergere agli occhi dei docenti, cosa che Connell non è per nulla; devi frequentare i giri giusti, quei giri dei circoli intellettuali che si sentono tanto “in” ma poi scopri che contengono persone che in nome della libertà di parola giustificherebbero anche il fascismo e il revisionismo dell’olocausto; devi partecipare ai festini collegiali, farti vedere lì, sbronzarti e drogarti, altrimenti sei un musone o comunque un tipo “strano”.

E stranamente quando si reincontrano proprio al College, a sorpresa, Marianne è quella tra i due che era riuscita ad adattarsi a quel mondo. Fingendo anche lei un ruolo precostituito, ovvio. Piegandosi ai dettami capitalistici e patriarcali. Marianne vive la storia del brutto anatroccolo: al College diventa fighissima, sicura di sé e soprattutto popolare anche lei. Connell invece fa sempre grandissima fatica: poiché al Liceo aveva il contesto sicuro del branco che lo lodava per la sua popolarità, al College invece dovrebbe crearsi una reputazione da zero e lì il gioco diventa più duro poiché non si è più adolescenti e le ambizioni fanno diventare feroci e senza scrupoli. E lui non è mai stato quel tipo di ragazzo.

Trovo estremamente interessante il filone narrativo del percorso di Connell che si libera man mano dalla mascolinità tossica. In più punti notiamo il suo sentirsi distante da quei dettami: ad esempio quando fa notare a un suo amico che far vedere in giro gli scatti intimi della sua ragazza è una cosa da stronzi. Non è da tutti gli uomini come sappiamo avere il coraggio di dissentire nel branco facendo notare dei comportamenti patriarcali. Molti uomini evitano di farlo perchè ciò farebbe perdere loro i privilegi, come nel caso di Connell che infatti qualche errore di gioventù per questo motivo lo fa. Primo errore, quello di decidere di invitare al ballo non Marianne, quella che gli piace davvero, ma la ragazza più popolare della scuola, con la quale aveva avuto un flirt. Perché portare Marianne al ballo significa dichiarare il suo rapporto con una ragazza che gli farebbe perdere molti punti popolarità. Ballo che tra l’altro lo stesso Connell ammette di odiare in una chiacchierata con Marianne, la quale gli fa notare che anche il rito del ballo del Liceo è una struttura patriarcale.

A proposito, Marianne fin dal primo episodio ci appare allineata al femminismo. Questo viene esplicitato anche in una scena in cui Connell le ammette di aver letto un libro femminista e le dice che per via del tema pensa che quella lettura piacerebbe molto anche a lei (lettura che ovviamente lui non potrebbe mai e poi mai esibire nel branco dei suoi amici maschi, pena il passare nella staccionata degli sfigati). Nonostante i suoi disagi, Marianne appare da subito più forte di Connell: lei sa ciò che vuole e non ha vergogna a chiederlo; si dichiara per prima a Connell dicendo che le piace; gli chiede di fare sesso seppure lei sia vergine. Uno dei drammi di Connell è invece quello di non sapere mai cosa vuole, cosa pensa e di non saper esprimere i propri sentimenti: lo spiega chiaramente in uno dei dialoghi iniziali con Marianne, Connell è congelato nelle sue emozioni (seppure più in là negli episodi sia Marianne a usare la metafora della freddezza per definire sé stessa, pensando di esser vista dagli altri come una persona “distaccata e frigida”). Per tutta la loro storia Connell ha problemi ad esternare affettività ed effusioni con Marianne: da adolescente si comporta da vero stronzo nascondendo il loro rapporto per non essere preso in giro dal branco, ma questo atteggiamento lo accompagna anche al College, forse appunto per la sua difficoltà ad esternare le emozioni.

In tutto ciò gioca molto la fase dell’adolescenza, che è per antonomasia quel periodo in cui davvero non si sa cosa si vuole, chi si è e soprattutto chi si vorrà essere. In questa crescita assieme Marianne è determinante per Connell: lei è l’unica che lo capisce ed è sempre lei a consigliarlo per il suo bene, facendogli cambiare ad esempio idea su cosa studiare al College (Inglese, una disciplina statisticamente più femminile, altro aspetto che mette a disagio Connell, che in un primo momento aveva scelto giurisprudenza, più consono per un uomo, seppure lui stesso non si veda per nulla nel ruolo di avvocato).

Già solo per queste considerazioni iniziali capiamo come Normal People non sia solo il racconto di un amore tormentato, ma anche una storia di formazione sulla grande fatica di diventare grandi e di uscire dal contesto opprimente della provincia.

2. L’amore è la cosa più semplice e complicata del mondo

Marianne e Connell dunque non sono “normali”, sono due anime affini per via di una loro sensibilità che è fuori dal comune. Eppure loro vorrebbero essere persone ordinarie. Lo dice Marianne a una sua collega di College: lei vorrebbe solo avere una “vita normale”. La vita normale è quella per cui ti incaselli in ruoli precostituiti, fai ciò che ci si aspetta da te (anche per il tuo genere) e vivi tranquill*. Il prezzo da pagare ovviamente è quello di non essere te stess*, a vita. Uno scotto troppo grosso, già.

Marianne e Connell ci provano durante gli anni a essere “persone normali”, ma ci riescono solo se non stanno assieme. Nei loro momenti di rottura entrambi provano a rifarsi una vita, hanno diversi/e partner, ma tutti/e si rilevano non alla loro altezza, quando non anche addirittura tossici nel caso di Marianne. Ed è quando non stanno insieme che Marianne e Connell si comportano come “normal people“, seguendo i dettami sociali come tutti gli altri: non importa infatti quanto sei sensibile e quanti libri leggi, non si scappa dagli stereotipi della società patriarcale.

L’amore dovrebbe essere la cosa più semplice e naturale del mondo. E lo è, ma solo se trovi quella persona con la quale riesci ad abbandonare ogni sovrastruttura. Non basta però essere solamente se stess*: la società fuori rimane comunque patriarcale e classista, e tu devi far i conti con questa oppressione. Connell, che è svantaggiato economicamente, ne sa qualcosa. Compensa a livello familiare con una madre che lo ama e con la quale ha un rapporto super aperto. Marianne è ricca ma di contro ha una famiglia di merda. Al punto d’incrocio tra questi scompensi i due ragazzi si incontrano e quando stanno assieme creano un microcosmo, un mondo tutto loro, che esiste solo nello spazio tra i loro corpi e i loro cuori.

Messa così si potrebbe pensare che essendo perfetti per stare assieme, i due non dovrebbero avere problemi. Quand’è che invece l’amore diventa complicato? Quando non ci si dice tutto chiaramente, quando intervengono dei sottintesi e soprattutto quando facciamo prendere sopravvento alle paure e le ansie. Le rotture tra Marianne e Connell avvengono sempre per azioni di Connell che sembrano più delle fughe-attacchi di panico: la prima volta perchè non invita Marianne al ballo, e lei si sente giustamente tradita e umiliata perchè capisce di costituire una vergogna per Connell; poi, quando Connell non può pagarsi l’affitto per una estate e piuttosto che chiedere a Marianne di convivere, sceglie di tornare a Sligo. Marianne interpreta quell’allontanamento come una volontà di chiudere la loro relazione e questo è un punto che chiariranno solo più avanti, non senza aver nel frattempo sofferto e perso tempo con partner sbagliati.

Normal People

Già, i partner di Marianne. A ogni rottura lo spirito di sopravvivenza di Marianne la porta a rifarsi una vita, ma come dicevamo le persone che sceglie sono sempre inadatte a lei e la portano a incarnare delle maschere per andare avanti alla meno peggio, finendo in relazioni tossiche e abusanti: il primo è un collega di College, Garrett, popolare perchè a capo di un circolo universitario; poi c’è un altro collega, Jamie, che le faceva il filo da tempo, col pallino del BDSM poi scopriremo; infine un fotografo in Svezia, Lukas, col quale fa sesso kink senza alcun coinvolgimento. Infatti, anche la sessualità di Marianne cambia tramite queste relazioni con questi partner, ne parliamo nel prossimo paragrafo.

3. Il sesso è un linguaggio e un viaggio

Come scrive Eugenia Fattori su Marieclaire: in Normal People «il sesso diventa un elemento così centrale nella storia non solo per la sua importanza narrativa, ma anche per la capacità di essere messo in scena in ogni sua sfumatura (dalla spontaneità al disagio, dalla complicità alla dissoluzione dell’intimità) e con una qualità genuina, esplicita e cruda che non sfocia mai nel compiacimento ma anzi fa risaltare attraverso l’atto fisico le emozioni che vengono di volta in volta nascoste, trattenute o che esplodono».

Normal People

Le scene di sesso in Normal People sono potentissime. Sia perchè sono estremamente eccitanti (si percepisce la chimica tra i due personaggi e attori) sia perchè quelle scene di sesso dicono molto altro oltre al semplice aggrovigliarsi di corpi. Il sesso in Normal People è centrale perchè è un mezzo di crescita dei protagonisti. Soprattutto nell’adolescenza la scoperta del corpo e dei propri desideri sessuali contribuisce a forgiare la propria identità. Marianne come dicevamo non ha pudore e questo spiazza Connell. I due hanno da subito una intesa sessuale fortissima e diventano consapevoli che ciò che li lega a letto è qualcosa di superiore qualitativamente rispetto a tutto il resto del sesso che hanno fatto e potranno fare in vita loro con altre persone.

Il sesso in Norma People è anche un linguaggio poiché facendo sesso Marianne e Connell si riappropriano delle loro identità e le comunicano l’uno all’altra. Attraverso gli atti sessuali loro riescono a confessarsi sentimenti che nella vita di tutti i giorni sono costretti a mettere sotto maschera. Dunque il sesso tra di loro non è solo godimento fisico, ma una dimensione semantica del loro rapporto. Il sesso va a colmare i loro vuoti verbali, i loro non-detti e fraintendimenti. Il sesso interviene laddove la loro comunicazione verbale fallisce.

Inoltre, per entrambi il sesso è un viaggio verso la conoscenza dell’Altro: dalla prima volta assieme, che com’è normale porta con sé il sapore acerbo di un sesso adolescenziale, ai rapporti via via più consapevoli di due persone sempre più a contatto intimo tra di loro, che riversano nel rapporto sessuale anche il bagaglio di consapevolezze delle loro vite in evoluzione.

A un certo punto sembra esserci però un disallineamento rispetto ai desideri sessuali dei due. Marianne scopre con gli ultimi due partner un lato di sé che non si aspettava: le piace (sarà vero?) il BDSM. Questo spiazza sia lei che Connell, poiché a letto loro due non avevano mai avuto modalità di sottomissione né Marianne gli aveva mai manifestato questo desiderio (seppure più volte gli avesse detto che lei sarebbe stata disposta a farsi fare qualunque cosa da lui, in una totale donazione di sé stessa). Ma anche il BDSM per Marianne sembra rivelarsi una maschera: fa sesso “violento” con Jamie giustificandolo come qualcosa che tanto avviene solo a letto e non quando litigano, emerge però chiaramente che lei lo faccia solo per accontentarlo. Questa modalità Marianne se la porta dietro poi anche con il partner successivo, il fotografo Lukas, che si dichiara innamorato di lei ma che lei frena, dicendogli di volere “tutt’altro”: una richiesta che lui interpreta alla lettera. Da lì Marianne vive con lui sessioni sessuali che la portano a estraniarsi da sé stessa, ad annullarsi, e a riportare anche lividi sul corpo. Ma quello per lei non è amore. È l’anestetico che le serve per non pensare a Connell.

Ah, tra l’altro da un lato sono felice di come è stata trattata questa parte “BDSM” nella storia (anche se mi sembra ci sia stato un appiattimento del mondo kink perchè la storia sembra legare il desiderio BDSM di Marianne ai suoi traumi dovuti agli abusi familiari, come se il BDSM debba essere sempre il prodotto di un abuso, puoi leggere di più su questo su Rolling Stone) perchè con la premessa della donna sottomessa e dell’uomo tenebroso finire nel selciato di “50 sfumature di grigio” sarebbe stato n’attimo e in quel caso mi sarebbe sceso tutto. Questo in Normal People non accade perchè Connell non ha quel tipo di propensione (e anche questo lo mette a disagio rispetto alla sua mascolinità), anzi: altra nota di plauso è che il sesso tra Connell e Marianne è sempre negoziato esplicitamente nel consenso, essendoci grande comunicazione a letto tra loro due.

Conclusioni: perchè Normal People smantella gli stereotipi di genere

La storia di Marianne e Connell poteva essere molto banale. Invece no. Come ha scritto Marina Pierri su Harper’s Bazaar: «le dinamiche fluttuano e si modificano con lo scorrere del tempo narrativo è solo quando si trovano assieme nell’intimità, cioè quando gli occhi degli altri si chiudono e sono distanti, che può cominciare il lavoro di decostruzione di identità che appaiono preimpostate come nei teen drama più stereotipati».

L’autrice Sally Rooney, intervistata da Esquire, ha affermato: «I feel gender is basically a social system – a set of rules and expectations you basically learn to comply with in childhood, whether you personally feel an affinity with them or not. From that perspective, I thought: ‘I understand that Connell would interact with those rules and expectations, as at the end of the day he’s just a vulnerable human being’. This code of masculinity has been imposed on him. It doesn’t fully define his experience of being alive. To me, that’s the interesting stuff: the gap between gender expectations and the reality of people’s lives».

Uno dei tagli originali di Normal People secondo me riguarda anche la dinamica vittima-protettore e quella dell’amore predestinato.

Spesso troviamo Marianne a subire attacchi da uomini, anche fisicamente, e in queste occasioni arriva sempre Connell a soccorrerla (finalmente, dopo anni in cui al liceo non l’aveva mai difesa per paura di uscire dal suo ruolo di maschio popolare) – anche perchè è l’unica persona al mondo che la ami veramente e sulla quale lei possa contare – eppure questa dinamica vittima-protettore/salvatore non assume secondo me i connotati patriarcali, perchè il percorso di Connell è proprio quello di liberarsi progressivamente da un certo ruolo di genere. Connell protegge Marianne non perchè l’uomo forte e virile deve proteggere la donna indifesa e debole, esercitando quindi potere su di lei, ma perchè nutre per lei un amore oltre i confini di qualsiasi etichetta: un sentimento profondissimo che spinge a voler proteggere quanto si ha di più caro al mondo. Inoltre, altro fattore che smantella la logica patriarcale, questa dinamica di cura è reciproca: anche Marianne protegge e soccorre Connell, ad esempio quando lui verso la fine va in depressione profonda; Marianne è lì (seppur sia lontana in Erasmus) a fargli compagnia su Skype, a vederlo addormentare e svegliarsi. Connell viene ritratto nella sua grande fragilità umana e anche il fatto di riuscire a mostrare queste sue debolezze profonde – delle quali un uomo maschilista si vergognerebbe – alla donna che ama, rafforza e rende unico e fuori dagli schermi il loro rapporto.

L’altra dinamica è quella dell’amore predestinato, dicevo. Quante volte lo abbiamo visto rappresentato in film e serie TV? Carrie e Big di Sex and the City sono destinati a stare insieme, in High Fidelity Rob e Mac scoprono di amarsi ancora… e si potrebbero fare molti altri esempi. Secondo me la dinamica dell’amore predestinato ha un pro e un contro: il pro è che ti fa capire che spesso si manda a rotoli un rapporto tra due anime affini solo per via di assenza di comunicazione e di paure, e che si dovrebbe quindi lottare perchè queste non dividano la coppia, dunque da questo punto di vista la dinamica dell’amore predestinato può aiutarci a svegliarci e lottare per ciò che desideriamo; dall’altro lato il contro però è che pensare di essere “predestinati” a stare con una persona può avere il rischio di non farci vedere aspetti per cui quel rapporto, nonostante i lati positivi, potrebbe tornare a farci male per motivi sempre uguali e che ci illudiamo cambieranno col tempo, ma di fatto non cambieranno, così facciamo accanimento terapeutico sulla coppia in nome di un “amore scritto nelle stelle” che in realtà si rivela un copione che ci ingabbia.

Il caso di Connell e Marianne ovviamente rientra nella variante positiva perchè il loro è un amore autentico che fa di loro due anime affini e che sono attratte magneticamente tra di loro, con una forza che non possono ignorare nonostante gli errori e le paure fisiologiche del passaggio complesso dall’adolescenza all’età adulta. L’esempio concreto, fuori di ogni romanticismo scontato, del “sono fatti per stare assieme”.

Per concludere, Normal People ci insegna che amore è sì capirsi nel profondo e compenetrarsi, ma anche saper lasciar andare l’altro, mettendo da parte il proprio egoismo: ed è nella scelta finale di Marianne di incoraggiare Connell ad accettare il master in scrittura creativa a New York (che denota un altro fattore non indifferente nella coppia: l’assenza di competizione sulla carriera, altro aspetto anti-patriarcale) che capiamo quanto sia immenso e forte l’amore che li lega.