[ATTENZIONE SPOILER SUL FINALE!]

“Cat Person” è il racconto del New Yorker più letto del 2017 e uno dei 100 articoli più letti in assoluto sul sito. L’ultimo ad aver avuto un successo tale era stato “Brokeback Mountain” (sì, il racconto da cui poi fu tratto il pluripremiato film con Jake Gyllenhaal e Heath Ledger). Era il 1997, esattamente venti anni fa.

L’autrice di “Cat Person”, Kristen Roupenian, era sconosciuta ai più. Dalla pubblicazione del racconto il suo profilo Twitter è passato da 200 a più di 8.000 follower ad oggi.

Non solo, è stato creato anche un profilo Twitter, @MenCatPerson, dedicato ai commenti degli uomini sul racconto, tanta è stata la reazione sui social.

Nel 2019 Einaudi ha pubblicato una raccolta di racconti di Roupenian, tra cui anche questo, da cui prende titolo il libro, “Cat Person” appunto. In questo modo potete leggere il racconto anche in italiano.

L’autrice non avrebbe mai immaginato che un racconto nato da un’esperienza personale deludente (come racconta nell’intervista al The New Yorker) potesse diventare così virale.

La trama in verità è abbastanza semplice.

Margot ha 20 anni e lavora in un cinema.
Robert ha 34 anni e ha due gatti.
Si conoscono al cinema dove lavora Margot e da alcune battute alla cassa cominciano a flirtare e scambiano il numero.
Dopo settimane di chat, finalmente si vedono e ne nasce una one night stand di sesso fugace: pessimo a percezione di Margot, soddisfacente per Robert.
Dopo quella notte Margot si arrovella su cosa scrivere a Robert per troncare, ma ci pensa la sua coinquilina Tamara che le ruba il cellulare e gli scrive un messaggio secco di addio.
Un mese dopo Margot è in un bar con un amico e casualmente lì c’è anche Robert: i due si scorgono ma non si parlano.
Quella notte, Margot trova un messaggio di Robert…

Lo traduco approssimativamente  (è interessante la punteggiatura originale, molto realistica nella scrittura dell’autrice che riproduce lo status confusionale e probabilmente ubriaco di Robert):

“Ciao Margot, ti ho vista al bar stasera. So che mi hai detto di non scriverti più ma volevo solo dirti che eri molto carina. Spero che tu stia bene!
“So che non dovrei dirlo ma mi manchi davvero
“Hey forse non ho il diritto di chiedertelo ma vorrei che tu mi spiegassi cos’è che ho fatto di male
“Ho sentito un feeling vero tra di noi, non è stato così anche per te o…”
“Forse ero troppo vecchio per te o forse ti piace qualcun altro
“Quello con cui eri stasera è il tuo ragazzo”
“???”
“O è solo uno che ti stai scopando
Scusami
“Quando hai riso quando ti ho chiesto se eri vergine era perché avrai scopato con così tanti ragazzi
“Stai scopando con quel ragazzo adesso”
“Lo stai facendo?”
“Lo stai facendo?”
“Lo stai facendo?”
“Rispondimi”
“Puttana”

Potrebbe essere la banalissima storia di cattivo sesso che molte di noi hanno vissuto, con lui che alla fine ti stalkera un po’ e ti manda a cagare in malomodo.

Perché allora tanto successo?

Potrebbe essere una banalissima storia di cattivo sesso, sì, se non fosse per quell’emblematico messaggio finale e quell’ultima parolina magica, terribile, che lo suggella drammaticamente.

Il valore di “Cat Person” non è tanto letterario quanto nelle conversazioni che è riuscito a innescare dentro (soprattutto) e fuori dalla rete.

Il punto di vista femminile

Tutto il racconto pur se scritto in terza persona è filtrato dal punto di vista di Margot: questo ci fa essere parte delle sue intime insicurezze, che Robert non fa che alimentare. Durante tutta la frequentazione infatti Robert non perde occasione per far sentire Margot inadeguata, spingendo l’acceleratore soprattutto sulla tematica della sua giovane età.

Un atteggiamento riprovevole, non c’è che dire.

I don’t think his hands [riferito a Robert] are entirely clean. But I’m more interested in the way that Margot herself weighs the costs of her own decision to consent. – Intervista all’autrice sul The New Yorker

Ma vorrei focalizzarmi su un altro punto: una dinamica del genere non può accadere solo in presenza di una disparità di età. Quante donne 30enni, 40enni, 50enni si sono sentite umiliate e demoralizzate dal proprio partner o anche solo frequentante?

Eppure l’autrice ha scelto di dare alla sua protagonista 20 anni. Mi chiedo: la giovane età è un alibi per Margot questo, una giustificazione alle sue insicurezze? Come se un personaggio tanto insicuro dovesse per forza essere giustificato da un’età anagrafica giovane.

Ad ogni modo, perché Margot acconsente ad andare a letto con Robert nonostante avesse già ricevuto diversi segnali negativi da lui?

Infondo bacia da schifo, la fa sentire continuamente inadeguata e non la fa neanche impazzire fisicamente.

L’autrice accenna a una correlazione diretta tra l’essere accondiscendenti e l’essere donna, soprattutto donna giovane:

… the way that many women, especially young women, move through the world: not making people angry, taking responsibility for other people’s emotions, working extremely hard to keep everyone around them happy. . – Intervista all’autrice sul The New Yorker

La verità comunque è che noi donne siamo empatiche e accondiscendenti per natura (forse, forse, parliamone) ma soprattutto: non esiste un’età per la violenza psicologica.

Cat People su Tinder

Noi e Margot di Robert sappiamo solo questo: che lui è una “cat person” perché le dice in chat di avere due gatti.

Di questi due gatti però Margot non vedrà traccia quando andrà a casa sua e questo non farà che alimentare le sue ansie e i dubbi su chi ha realmente davanti, come vedremo.

The story was inspired by a small but nasty encounter I had with a person I met online. I was shocked by the way this person treated me, and then immediately surprised by my own shock. How had I decided that this was someone I could trust? The incident got me thinking about the strange and flimsy evidence we use to judge the contextless people we meet outside our existing social networks, whether online or off.  – Intervista all’autrice sul The New Yorker

La vaghezza su Robert è voluta proprio per metterci nelle stesse condizioni psicologiche di Margot:

I left a lot about Robert intentionally vague, because I wanted people to be able to share in that shiver Margot feels when she enters his house: Wait, who is this guy? He could be anyone. – Intervista all’autrice sul The New Yorker

Ma cosa significa essere una ‘cat person’?

L’Urban Dictonary riporta:

Someone who is half cat half human.

“i have two dogs.”
“oh well im sorry but i dont like dogs…. I’m a cat person.”

‘Cat person’ altro non è che un’etichetta. Le etichette però producono pregiudizi e aspettative sulle persone, come sappiamo.

Ma c’è una seconda definizione dell’Urban Dictionary che mi ha colpita:

  1. Someone with a sexual preference towards females.
  2. A heterosexual male.
  3. A lesbian.

I always though he was gay, but it turns out he’s actually a cat person.

Un modo di dire che ha a che fare con l’orientamento sessuale, dunque.

Pensiamo a Tinder. Quanto ci influenza ciò che vediamo nelle foto profilo per giudicare le persone? Il 100%.

Tinder è pieno di foto sterotipate, sia maschili che femminili, come lo sono tutti i social del resto: è anche e soprattutto lì, dove la comunicazione è filtrata, che indossiamo le nostre maschere.

Parlando delle foto maschili, potremmo fare una lista infinita di stereotipi:

  • Uomini con gattini
  • Uomini con canini
  • Uomini con animali esotici (giraffe, a cavallo di elefanti o cammelli) per dimostrare che pure loro sono stati in Thailandia
  • Uomini con neonati (vi prego NO foto di minori su Internet)
  • Uomini con bambini di colore per dimostrare di essere filoumanitari. A tal proposito ho scoperto che c’è una Pagina Facebook dedicata agli screenshot di questi profili.

Qui mi fermo. Torniamo all’associazione cat person-sessualità.

In uno studio del 2013 è emerso che gli uomini insieme a un gatto in foto sono percepiti come più carini e quindi anche più piacevoli rispetto a quelli che si fotografano con un cane. Questo perché al gatto vengono associate peculiarità caratteriali reputate più femminili come l’essere aggraziati e teneri (ma anche subdoli e incontrollabili, attenzione…).

Infatti, come percepiamo un uomo che ha foto con gattini su Tinder e in generale sulle app?
Assumiamo possa essere un tipo dolce e tenero, che non farebbe del male neanche a una mosca. Abbassiamo le difese.

Questo abbassamento di difese è uno dei fattori (non l’unico, attenzione) che porta Margot a cedere a Robert. Anche in quella notte di sesso di mer*a.

Sempre l’autrice afferma che la percezione che abbiamo della persona in un appuntamento è come un test di Rorschach: ognuno ci vede quel che vuole.

We decide that it means something that a person likes cats instead of dogs, or has a certain kind of artsy tattoo, or can land a good joke in a text, but, really, these are reassuring self-deceptions. Our initial impression of a person is pretty much entirely a mirage of guesswork and projection. . – Intervista all’autrice sul The New Yorker

La totale mancanza di altri connotati su Robert manda Margot in una spirale di angoscia, ansia, paura. Soprattutto quando è con lui in macchina e poi a casa sua, per lei è un crescendo di inquietudine.

On the drive, he was quieter than she’d expected, and he didn’t look at her very much. Before five minutes had gone by, she became wildly uncomfortable, and, as they got on the highway, it occurred to her that he could take her someplace and rape and murder her; she hardly knew anything about him, after all.

Just as she thought this, he said, “Don’t worry, I’m not going to murder you,” and she wondered if the discomfort in the car was her fault, because she was acting jumpy and nervous, like the kind of girl who thought she was going to get murdered every time she went on a date.

“It’s O.K.—you can murder me if you want,” she said, and he laughed and patted her knee. But he was still disconcertingly quiet, and all her bubbling attempts at making conversation bounced right off him. – da “Cat Person”

Chi ha veramente davanti? Cosa le garantisce che quell’uomo non sia un serial killer? (abbiamo vissuto anche questo, vero?)

That Robert is smart and witty is true, but does the fact that someone’s smart and witty mean that he won’t murder you (as Margot wonders more than once), or assault you, or say something nasty to you if you reject him?  – Intervista all’autrice sul The New Yorker

Il punto massimo dell’illusione di Margot riguardo a Robert avviene proprio mentre fanno sesso: a un certo punto lei immagina che lui guardandola nuda pensi che è così perfetta, il suo corpo è perfetto, tutto in lei è perfetto e che la desidera così tanto che potrebbe morirne.

As they kissed, she found herself carried away by a fantasy of such pure ego that she could hardly admit even to herself that she was having it. Look at this beautiful girl, she imagined him thinking. She’s so perfect, her body is perfect, everything about her is perfect, she’s only twenty years old, her skin is flawless, I want her so badly, I want her more than I’ve ever wanted anyone else, I want her so bad I might die. – da “Cat Person”

E così conferma anche l’autrice su empatia e narcisismo come sentimenti che scattano in un appuntamento:

So much of dating involves this interplay of empathy and narcissism: you weave an entire narrative out of a tiny amount of information, and then, having created a compelling story about someone, you fall in love with what you’ve created.  – Intervista all’autrice sul The New Yorker

Profondamente vero e dovremmo allora chiederci: quando usciamo con qualcuno, magari anche incontrato su un’app, quanto lo facciamo per narcisismo?

E questo storytelling che è come un controcanto della realtà, questa versione ideale che esiste solo nella nostra testa, non comincia forse già dalle prime battute che scambiamo con lui/lei in chat?

E questa illusione non è forse un fattore scatenante della nostra delusione, quando il sesso fa schifo e lui/lei risulta insignificante ai nostri occhi?

(ok la smetto con le domande Marzulliane, ma riflettiamoci insieme.)

Cosa c’è dietro la foto di copertina del racconto?

Una balla. Ecco cosa c’è dietro all’immagine in evidenza col close-up del bacio che fa da copertina al racconto, ormai famosa anche questa.

Una intervista alla fotografa, Elinor Carucci, getta luce sulla genesi di questa foto.

La Carucci racconta di aver voluto scegliere come attori una coppia reale, in modo da non dover fare mille prove forzate di baci e immortalare un momento autentico.

La scelta poteva ricadere su due momenti:

There is a bad kiss in the story, but there’s also a good kiss, where the male character kisses the protagonist on the forehead. They’re almost opposite experiences. I realized that the two kisses would represent going in two completely different directions for the image.

The New Yorker was also interested in the bad kiss. I was interested in both. The story is so much about attraction and repulsion that we needed to capture something like that. – dall’intervista

In “Cat Person” c’è una costante tensione tra attrazione e repulsione, è vero, peccato che il bacio ritratto a mio parere non trasmetta appieno la repulsione.

A ben vedere, se vogliamo trovarlo, c’è giusto un piccolo dettaglio di ritrosia: le labbra del soggetto femminile sono chiuse, non sono ricettive. Ma questo non basta ad esprimere il bacio di mer*da che Margot deve subire, con la stessa forza in cui è narrato:

He kissed her then, on the lips, for real; he came for her in a kind of lunging motion and practically poured his tongue down her throat. It was a terrible kiss, shockingly bad; Margot had trouble believing that a grown man could possibly be so bad at kissing. – da Cat Person

Per me quindi questa foto è una balla nel senso che così come l’idea che Margot si è fatta di Robert è illusoria, anche questa foto lo è: è un bacio vero, sentito, romantico e sensuale, di una coppia vera. Questo è un momento mai accaduto tra Margot e Robert.

O forse è accaduto solo nella fantasia di Margot.

Puttana

La Divina Commedia (e ogni sua cantica) si chiude con la parola “stelle”. “Cat Person si chiude con la parola “whore”, “puttana”.

Il calcio di Inception che ti riporta, di botto, dal sogno alla realtà.

Ed è in questo frangente che Margot scopre finalmente la vera natura di Robert.

Margot keeps trying to construct an image of Robert based on incomplete and unreliable information, which is why her interpretation of him can’t stay still. The point at which she receives unequivocal evidence about the kind of person he is is the point at which the story ends. . – Intervista all’autrice sul The New Yorker

Qui però emerge un altro punto.
Perché Margot viene definita da Robert una puttana?
Perché secondo lui è andata a letto con tanti ragazzi.
Questa storia l’abbiamo già sentita, vero?

Ma vi dirò un’altra cosa: questo tipo di accusa non arriva solamente dai maschi. Noto sempre più che sono anche e soprattutto le donne a giudicare altre donne.

Volete un esempio? Me n’è capitato giusto uno sott’occhio, a caso, in questi giorni.

Un post su Instagram di Freeda ha generato un certo dibattito:

Un post condiviso da Freeda (@freeda) in data:

La mia attenzione è caduta su questo commento:

Leggete se vi va il resto. Anche sul post Facebook  non sono mancate le polemiche.

Due domande provocatorie

1 – Come possiamo liberarci degli stereotipi se noi stesse ce li affibbiamo?

2 – Come sarebbe stata questa storia raccontata dal punto di vista di Robert? Trovereste delle “attenuanti” per lui?

Forse sì.