Comincio una nuova avventura, radiofonica, salendo a bordo di Radio Eco, la web radio dell’Università di Pisa, grazie all’invito di unirmi alla crew di “No vabbè“, programma condotto da Alice Gennari, Cristina Maranzano e Daniele Moretti, “dedicato al mondo femminile, a metà tra un aperitivo alla Sex and the City e una seduta terapeutica” .
Per “No Vabbè” terrò due rubriche: “Daily Disagio”, dove commento screenshot esilaranti da Tinder, e “La parola femminista del giorno” dove seleziono una parola e parlo di concetti cari al femminismo odierno.
Ogni sabato in onda alle 19:00!

La Parola Femminista del giorno è: piacere.

Questa parola la collego al suo contrario ovvero il dovere, che si lega a un fenomeno che nasce proprio in seno alla coppia e di cui si sente parlare soprattutto in relazione al matrimonio: ossia il sesso di mantenimento.

Cosa è il sesso di mantenimento

Si tratta del sesso che si ritiene giusto fare in quanto dovere coniugale. Se chiederete a dei vostri amici sposati con i quali magari avete un po’ confidenza, alcuni ammetteranno di fare sesso di mantenimento.

Il termine stesso di dovere coniugale ci suggerisce che non sia un tipo di sesso che si fa “per piacere”.

È un sesso che viene fatto sforzandosi, cercando di andare oltre la poca voglia o nessuna voglia di farlo.

Questo presuppone che ci sia uno sbilanciamento nella coppia ossia che almeno uno dei due invece abbia voglia di fare sesso.

Non è un caso se quando si parla di sesso di mantenimento di solito ci si riferisce alla donna che si sforza di adempiere ai doveri coniugali per soddisfare un uomo che – ovviamente secondo gli stereotipi – ha sempre più voglia di sesso rispetto alla donna.

Il sesso di mantenimento è considerato una pratica necessaria a mantenere salda la relazione e spesso le donne lo praticano come un atto caritatevole, quando non addirittura di amore e abnegazione, verso il partner. Non di rado accade che una donna si senta in dovere di soddisfare la voglia di sesso del proprio compagno, come se questa mansione fosse inscritta nel suo ruolo.

Cosa dice la legge sui doveri coniugali

Togliamo anche il “come se”. Infatti secondo la legge tra i doveri coniugali c’è la cosiddetta assistenza morale in cui rientrano anche i rapporti sessuali. È curioso notare che il sesso coniugale dalla legge venga visto come un supporto morale, escludendo del tutto la sfera fisica e il puro desiderio sessuale.

Tra l’altro, sempre secondo la legge, nel momento in cui uno dei due coniugi vuole avere rapporti e l’altro li rifiuta sistematicamente, il primo può chiedere l’addebito della separazione sull’altro, che quindi non avrà diritto al mantenimento.

Per fortuna, nonostante il dovere coniugale, costringere il coniuge al sesso rimane ancora una violenza sessuale e dunque il consenso è fondamentale. Lo stupro è stupro, anche nel matrimonio e il matrimonio non è un’attenuante.

Se chiederete un parere a delle amiche che ammettono di fare sesso di mantenimento, è possibile anche che non si considerino vittime ma lo difendano a spada tratta. A me è capitato di sentire donne parlare così.

Il sesso di mantenimento è compatibile col femminismo?

Cercando “sesso di mantenimento” online sono finita su un articolo della rubrica su sesso e vita di coppia “Savage Love di Dan Savage, giornalista e attivista LGBT.

Una anonima lettrice gli scrive (riassunto):

Tu come la pensi sul sesso di mantenimento? Personalmente non ci ho letto nulla di scandaloso, e mi ha sorpreso che nella blogosfera femminista sia scoppiato un polverone intorno a questa frase: “Mi spiace, ma ogni tanto con vostro marito un po’ di sesso dovete farlo, anche se siete sfinite”. Non mi ero mai resa conto di quante persone siano fermamente convinte di dover fare sesso con il partner solo quando sono in vena! Alcuni articoli facevano perfino sembrare il sesso di mantenimento come una forma di sesso non consensuale. A me capita abbastanza spesso di fare sesso con mio marito quando non sono in vena. Lui vorrebbe farlo tutti i giorni, mentre io sono più da una volta ogni due giorni, o un paio di volte la settimana. Direi che il 25 percento delle volte che facciamo sesso, io lo faccio a scopo di mantenimento. Mi piace sempre, e il più delle volte vengo, ma non sempre all’inizio ne ho voglia o bisogno. È sbagliato? Sono meno femminista di quello che pensavo?

Si firma “Maintenance Sex Supporter“. E’ una posizione con cui mi è capitato di scontrarmi anche a un workshop sul sesso a Milano. Un paio di donne, una ventenne e un’altra credo over 35 (lo specifico per far notare che è un argomento e un fenomeno trasversale come età) sono intervenute sostenendo la validità e l’importanza del sesso di mantenimento, con argomentazioni tipo “farlo contento/se lo merita/uno sforzo si può fare, dai“. Io basita. Mi spiace, non credo potrò mai sostenere una cosa del genere.

Comunque, ecco la risposta di Savage:

Io sono a favore del sesso di mantenimento. A volte faccio sesso con mio marito quando non ne ho voglia; a volte è lui a fare sesso con me quando non ne ha voglia. Ci prendiamo cura uno dell’altro. Ma il sesso di mantenimento non è uguale al sesso fatto con entusiasmo.
La persona che richiede del sesso di mantenimento – il partner arrapato che viene accontentato/munto/scopato dal partner non arrapato – non deve aspettarsi del sesso da far esplodere il cervello, drizzare i peli e strappare le lenzuola.
Il sesso di mantenimento è un sesso morbido, a impatto ridotto e ridotto stress, un sesso che richiede uno sforzo minimo, e che spesso non comprende la penetrazione, e l’unica reazione appropriata è la gratitudine.
Altro punto importante: essere a favore del sesso di mantenimento non significa che una persona è obbligata a fare sesso ogni volta che il partner lo vuole. Chi sostiene e pratica il sesso di mantenimento ha comunque il diritto di dire no.
Un conto è accontentare il partner quando non se ne avrebbe voglia – ovvero quando si può sia accettare sia rifiutare – un altro è costringersi a fare sesso (o farlo perché ci sentiamo costretti/incalzati/in colpa) quando si è troppo stanchi, ammalati o arrabbiati per fare sesso.
E come tu stessa hai scoperto, e come anch’io posso confermare, a volte si comincia a fare sesso “senza averne voglia o bisogno” e si finisce per goderselo, ovvero non si è in vena all’inizio, ma lo si è decisamente prima della fine. Sono le volte in cui il sesso di mantenimento – morbido, a impatto ridotto e ridotto stress – si trasforma in sesso da far esplodere il cervello, drizzare i peli e strappare le lenzuola.
Mi darebbe molto fastidio pensare a quanto ottimo sesso mi sarei perso se i miei principi femministi non mi avessero permesso di praticare il sesso di mantenimento.

Dan Savage

Vogliamo davvero questo “sesso morbido, a impatto ridotto e ridotto stress che richiede uno sforzo minimo” e per cui “essere grati“? (e non del quale essere appagati) Ma che è, un sacrificio? Per amore di chi? Di se stessi non di certo (ah già, quella storia che “l’amore è sacrificio“… ne ho parlato qui dopo un aperitivo poliamoroso).

Con questo non dico che il sesso di coppia possa essere sempre da strappamutande, lo sa bene chi ha vissuto relazioni lunghe (me compresa). Mantenere il sesso sempre interessante è una delle sfide di coppia. E sappiamo anche che a volte, come racconta Savage, non si ha minimamente voglia ma ci si sforza un po’ e grazie a ciò si può avere un sesso appagante col partner. E’ come quando ti prende la pigrizia e non vuoi andare in palestra ma ti fai venire una botta di coraggio, allacci le scarpe, prendi la borsa e ci vai. E dopo ne apprezzi tutti i benefici e sei grato a te stesso. Ma non sovrapporrei esattamente i due esempi: la palestra la fai anzitutto per te stesso, per un beneficio sulla tua salute e soprattutto non stai mentendo a nessun altro (solo a te stesso, se ti inventi scuse per boicottarti e non andarci). La palestra non è una persona con cui interagisci e hai una relazione. Per me essere in relazione significa reagire all’altro, nel senso di avere delle reazioni (si auspica positive) rispetto a come l’altro è e cosa fa sia per se stesso che verso di noi. Se qualcosa comincia a incrinarsi nel partner o in me, ecco che anche la relazione si incrina: non è una decisione autonoma e auto-referenziale, quella di fare sesso, rispetto all’andare in palestra ad esempio. Il sesso – quando non è masturbazione solipsistica (altra attività che ritengo fondamentale per l’essere umano) – si fa (almeno) in due (un minimo di due, diciamo). Se il desiderio sessuale, che coinvolge l’altro come attore della relazione, si incrina, secondo me è fondamentale (se non l’unica via) mettere questa problematica sul tavolo della relazione e parlarne insieme.

Io credo che se fossi in coppia e io o lui non avessimo più la stessa voglia, comincerei anzitutto a parlarne insieme per capire “dove sta il problema“. Perché uno dei due non ha voglia? Ad esempio, è perché lui non mi attrae come prima o io non gli piaccio come prima? Ci sono delle disfunzioni ormonali in uno dei due? E’ successo qualcosa nella nostra vita coniugale/relazionale che ha impattato anche sul nostro privato, dal nostro umore fino al desiderio sessuale? Se anche il motivo fosse banalmente “torno a casa stanco/a a da lavoro” oppure “troppe cose da fare in casa, bambini da gestire ecc.” credo che in qualsiasi caso il motivo da trattare è la causa che sta a monte di tutto ciò: perché fai un lavoro così stressante? perché la gestione della casa e dei bambini è tutta demandata a te? perché ti senti stanco/a, depresso/a in questo periodo? E così trattare quelle cause con professionisti come psicoterapisti, sessuologi, ostetriche, ginecologi, andrologi e così via.

In nessun caso, per me, la soluzione è “dai, mi sforzo e lo faccio contento(vale anche al maschile verso la compagna ovviamente).
Io – finché la penso così – non sarò mai a favore del “sesso di mantenimento” e lo dico con cognizione di causa perché per molti anni, quando ero in coppia, l’ho fatto. Mi sono forzata anche se non mi andava e tutto quello che pensavo durante era “speriamo finisca presto così posso dormire“, mentre la risposta che avevo ricevuto tentando di parlarne era stata “ma cosa hai che non va? io ho sempre voglia e tu mai, non è normale“.

Poi, non voglio essere malpensante ma… non stupiamoci se si tradisce, sia gli uomini che le donne, perché magari il sesso coniugale non è più wow come una volta e si cercano emozioni diverse altrove (cosa peraltro lecita e che più vado avanti più mi fa mettere in dubbio la reale sostenibilità della monogamia, per quel che mi riguarda, ne ho parlato anche nel mio podcast sul poliamore).

Se il sesso di mantenimento sia compatibile col femminismo, non so ancora esprimermi. E’ come chiedersi se il desiderio di una donna di essere sottomessa a letto sia compatibile col suo essere femminista nella vita (a tal proposito, segnalo un magnifico film porno-documentario di Erika Lust, “Feminist & Submissive“). O meglio, una donna slave e femminista io riesco ad ammetterla concettualmente senza problemi: si tratta dei suoi desideri sessuali, di ciò che le dà piacere a letto, di una interpretazione di ruoli che comincia e finisce nella cornice sessuale e non va a lederla nella sua vita, nel suo lavoro, nel suo essere donna ed essere umano, non la discrimina per il suo genere. Inoltre, è una sua scelta consensuale.

Mi direte che anche fare sesso di mantenimento può essere una scelta consensuale. Ma secondo me, scegliere di mettere da parte la propria assenza o scarsa voglia di desiderio sessuale e forzarsi ad avere rapporti col partner solo per i doveri coniugali, per accontentarlo, per tenere in piedi una relazione, mi sembra una scelta deliberata di non ascoltare un proprio disagio e di conseguenza un disagio di coppia. Soprattutto, non mi sembra la vera soluzione del problema. A meno che non troviate “normale” (una parola che non uso quasi mai e che cerco quanto possibile di togliere dal mio vocabolario) stare in relazione con una persona ma non desiderarla sessualmente (a meno che uno dei due o entrambi si sia asessuali, qui dovremmo aprire un’altra mega parentesi dato che c’è chi ammette l’esistenza di persone prive di desiderio sessuale, ma che possono anche amare platonicamente, e chi invece ritiene che la asessualità nasconda in realtà una “disfunzione del desiderio sessuale“: io non ho le competenze per esprimermi, l’unica cosa che posso fare è non discriminarli e ascoltare le ragioni degli asessuali, per quanto lontani da me).

Perché secondo me il sesso di mantenimento fa male a tutti

Quello che secondo me non si capisce è che il sesso di mantenimento non solo fa male alla coppia invece di rinsaldarla, perché è un sesso forzato, finto, non pienamente voluto, ma fa male all’uomo e alla donna in generale perché va a perpetrare degli stereotipi di genere: che l’uomo sia un animale che deve obbligatoriamente sfogare la sua voglia di sesso e che la donna abbia il dovere di sottomettersi al desiderio maschile per tenere in piedi la coppia e in molti casi il matrimonio.

Invece vorrei ricordare che anche le donne hanno voglia di fare sesso, come gli uomini, e non è giusto giudicare gli uomini come animali costantemente eccitati. E non è giusto portare avanti un ruolo di sottomissione e sacrificio della donna per il bene della coppia. Tra l’altro questo non vuol dire che sia sempre la donna a subire il sesso di mantenimento, non si esclude che ci siano anche uomini che si auto-costringono a fare sesso con le loro compagne solo per salvare il matrimonio, quando invece non le desiderano più come una volta.

Vi lascio con una domanda: quando è che il sesso da piacere è diventato un dovere?

Tratto del mio intervento nella puntata radiofonica di No vabbè del 12/01/2019 su “matrimonio e femminismo – parte 1”. Ascoltala qui!

Foto in evidenza by Ömürden Cengiz on Unsplash